Paolo di Montegnacco – Tele-Visioni
La distanza stabilita tra l’artefice e l’oggetto dal mezzo televisivo: ”Tele-visioni”, le immagini trasmesse, congelate dallo scatto fotografico. Accolte mediante la stampa dalla Tela, supporto che ha il compito di tradurre la rappresentazione digitale nella dimensione-quadro di Paolo Di Montegnacco. Alla base l’incursione dell’Io in qualcosa su cui non è normalmente possibile esercitare alcun efficace potere di intervento. L’alternativa all’azione di annullarlo, spegnerlo, non vederlo è pertanto quella di catturarlo, fermarlo per evocare, provocare, incuriosire, raccontare, rappresentare, comunicare, mettendo l’immagine al servizio dell’interpretazione e dell’ispirazione. Soggetto predominante delle opere che sono state esposte presso lo Spazio Lazzari da Marzo ad Aprile è stato il logo, tributo alla cultura pop e scelta volutamente provocatoria in uno contesto espositivo come questo, complemento e valorizzazione di un’attività commerciale. Un giudizio sulle nuove icone della nostra civiltà che non si adagia tuttavia sulle solite formule di condanna senza appello, ma esercita una critica alle aberrazioni del consumismo assolvendo senza ipocrisia i simboli che lo rappresentano.Presenti inoltre in esposizione alcune delle visioni figurative, di cui è protagonista l’immagine della cosa, fatta emergere dal mosaico apparentemente astratto di luce/energia per riportarla alla leggibilità, per indurre chi osserva a interrogarsi sui valori di una società in cui la rappresentazione è di gran lunga più importante dell’oggetto della rappresentazione. Infine il ritratto tele-visivo, che si presenta come volto cui non è importante dare un’identità, perché lo scopo è catturarlo e plasmarlo in forma di maschera tragicomica del nuovo teatro catodico.
Paolo Di Montegnacco opera nel settore della comunicazione da diversi anni, dagli ultimi anni Novanta utilizzando la tecnica della fotografia, analizza attraverso le sue opere il rapporto tra arte e dimensione mediatica della vita contemporanea.
The distance set between the artist and the object by the television medium: ‘Tele-visions’, the images conveyed and fixed through a shot. Images that are printed on canvas, to transfer the digital representation into the picture-dimension of Paolo Di Montegnacco. The underlying incursion of the self into a domain on which no effective intervention is normally possible. The alternative to wiping it out, switching it off, not seeing it is to capture it and fix it, to evoke, provoke, tell, represent, communicate, to make viewers curious by enabling images to interpret and inspire. The main subject of the works on display at Spazio Lazzari from March….. to April …..was the logos, a homage to pop culture and a deliberately provocative choice for an exhibition in this space, for a show meant to complete and improve the store. A judgement on the new icons of our civilisation, not simply meant to express inflexible condemnation but a critique of consumeristic aberrations and a genuine acquittal of the symbols that represent it. The exhibition included also some of the artist’s figurative visions centred around the image of objects emerging from an apparently abstract texture of light-energy, with a view to making it readable, to get viewers to enquire into the values of a society in which representation itself is much more important than the represented objects.
Last of all the tele-visual portrait, presented as a face whose identity is irrelevant, because the artist’s aim is to capture it and give it the form of a tragicomic mask in the new television theatre. Paolo Di Montegnacco has been working in the field of communication for several years. Since the late ‘90s he has devoted himself to photography and has through his works analysed the relationship between art and the media dimension in contemporary life.