Nobori- Banner Flags
E’ stato un evento fatale. Così il Sig. Kitamura, collezionista, ha descritto il suo primo incontro con i ‘Nobori’, gli antichi stendardi giapponesi. Da quel momento la sua raccolta è proseguita come lavoro per tutta la vita, e, a distanza di 35 anni la sua collezione consiste di circa 200 pezzi. Attribuendo Kitamura maggior importanza alla qualità più che alla quantità, gran parte della sua collezione è venuta a consistere di pezzi del periodo Edo (1603-inizi del ‘900), epoca di grande fioritura di artisti giapponesi quando fu creata la maggior parte delle famose opere a stampa Ukiyo-e. Oltre a usare tele di dimensioni normali, molti artisti Ukiyo-e usarono anche bandiere per le loro creazioni, e la diffusione generalizzata del cotone portò a bandiere di più grandi dimensioni, usate in vari modi. In origine tali stendardi venivano usati per distinguere alleati e nemici in guerra, ma col passare del tempo tale funzione mutò. Nel periodo Edo vi furono stagioni di siccità, oppure di terremoti e incendi, e per tener lontani gli spiriti malvagi che li causavano la gente pregava gli dei e Buddha sperando di recuperare il necessario benessere fisico e mentale. Era usanza che i parenti donassero degli stendardi per celebrare la Festa del Figlio Maschio. Pregando per la sicurezza e la buona crescita dei figli, le parenti femmine si riunivano in cerchio a fissare il ‘chi’ su costosi stendardi ( fissavano lo stendardo alla sua asta con spago di canapa) fatti da artisti e stampatori. Le raffigurazioni sugli stendardi della Festa del Figlio Maschio consistono di illustrazioni che rappresentano esortazioni come ‘sii un figlio forte!’, ‘sii saggio!’, ‘sii grande’, ‘che la tua vita sia felice’, cioè espressioni di affetto eterno per il figlio. Negli ‘Hono-Nobori’ ( stendardi devozionali per i templi e i santuari) si possono vedere preghiere per la famiglia, per la stabilità del territorio e per auspicare raccolti abbondanti espresse con energiche pennellate e colori in forte contrasto. E’ difficile spiegare l’enorme interesse che esisteva per le ricorrenze annuali e le cerimonie, in un’epoca in cui le festività presso i santuari e i templi erano momenti di autentico godimento per la gente. In tali ricorrenze si issavano stendardi decorati con illustrazioni e colori per creare l’atmosfera di festa, e gli abitanti del luogo, affinché si conservassero in buono stato per molti anni, se ne prendevano gran cura ripiegandoli ben bene nei giorni di pioggia e dispiegandoli nuovamente appena tornato il sereno. In ogni caso deve essere stato necessario un notevole livello di abilità da parte degli artisti per disegnare motivi e decorazioni su tele verticali di tale lunghezza, efficaci proprio per le loro dimensioni speciali. Tuttavia le loro dimensioni e il fatto che esse non rechino la firma o il sigillo dell’artista fanno sì che oggi non godano di grande considerazione presso il pubblico. A prescindere dalla valutazione che oggi se ne dà, resta il fatto che l’incontro con il mondo bello e sconosciuto che gli stendardi rappresentano è comunque di grande interesse.
It was a fate. The collector, Mr Kitamura discribed his first encounter with “Nobori”, Japanese antique banners. Since that moment, he has kept on collecting banners as his life work. After spending 35 years, the number of his collection has eventually come to around 200. As a result of placing great importance on quality before quantity always, most of the collection were from Edo period(1603 – early 1900s). It was a best time for Japanese artists, because most of well known Ukiyo-e print art have been created arount this time. Not only on a normal sized canvas, many of Ukiyo-e artists have also left their works on banners that time. At the same time, cotton have spread to public, then it has helped people to make even bigger sized banners. Then banners have become to use in a various ways in those days. The original purpose of using banners was to distinguish between friend and foe alike during war. As time passed, the purpose has been changed. In Edo period, there were droughts, earthquakes and major fires have often occured. To ward off such evil spirits, people of Edo prayed to gods and Buddha hoping to regain tranquility which in turn eased their minds. As a custom, banners were usually presented from relatives to celebrate the first Boy’s Festival. To pray for the sons’ safety and stable growth, female relatives gathered around to stitch the chi (used to tie the banner to the pole with hemp rope) onto expensive banners made by artists and printers. The design or pattern of the Boys’ Festival banners are usually depictions of prayers such as “be strong child!”, “be a wise person!”, “be a great man!” or “have a happy life”, a sigh of everlasting affection for the child. Prayers for family, regional stability, and abundant harvest illustrated in energetic and sharp contrasting brush work charaters can be seen in the “Hono-Nobori”. (Dedication Banners for Shrines and Temples). It is difficult to fathom the immeasurable interest placed on annual events and ceremonial occasions in those days. Festivals at shrines and temples were times for the people to enjoy without restraints. On such occasions, many banners illustrated with energetic characters were hoisted to build up the festive atmosphere. Those banners used to be taken care of local people very carefully. In order to keep a good condition for many years, people have folded it neatly in every single rainy day, then have spread it again after rain stopped. Although, it must have required a great level of ability to draw all patterns and motifs in such vertical long sized canvas. The special sized canvas have been used very effectively on all of them. This fact tells an ability of artists. In spite of this, antique banners are not well regarded in public these days, because of its size and no artists’ signature or seals on it. However, no matter what a valuation is, it would be simply appreciated to have this opportunity to meet another unknown beatiful world.